giovedì 30 gennaio 2014

Recuperare gli immobili inutilizzati

Una buona proposta che, tuttavia, andrebbe integrata

di Marilisa Bombi

E' iniziato mercoledì in Commissione regionale l'esame della proposta di legge n. 28 presentata a dicembre dal PDL che detta "Norme per la riqualificazione urbana, il decoro paesaggistico e la valorizzazione del
patrimonio edilizio". Il "nostro territorio, si afferma nella relazione illustrativa, troppo spesso è deturpato da ruderi, edifici in stato di palese abbandono e aree produttive dismesse che, oltre a danneggiare il paesaggio, in molti casi mettono a rischio l’incolumità fisica dei cittadini a causa della mancata messa in sicurezza di strutture con ingenti danni strutturali dovuti all’incuria ed all’usura del tempo.

A causa del momento economico e della pesante crisi del mercato dell’edilizia tali immobili vengono spesso abbandonati più per l’impossibilità economica di alienarli o ristrutturarli che per una reale negligenza dei proprietari. La crisi finanziaria porta inoltre a un’inve(r)sione del modello di sviluppo del territorio basato su un’urbanizzazione estensiva con continua espansione edilizia e rende urgenti e indifferibili misure volte a contenere il consumo del suolo attraverso la valorizzazione del patrimonio immobiliare esistente."
Onore al merito al PDL di essersi fatto carico, per primo, di una necessità impellente anche se non si può negare il fatto che sarà a carico della collettività ciò che avrebbe dovuto essere a carico del privato. E ci riferiamo ad esempio agli immobili produttivi che fanno scempio del territorio (vedi post relativo alla statale 56) nel senso che chi ha tratto beneficio economico "sfruttando" il territorio dovrebbe anche provvedere al suo ripristino. Insomma, la legge regionale dovrebbe prevedere, perlomeno per il futuro, che nessun intervento immobiliare venga assentito se non a fronte di un obbligo al ripristino del territorio dopo l'inutilizzo di un determinato periodo dell'immobile stesso. Perchè in caso contrario l'area ed il relativo immobile verrebbero acquisiti dal  Comune.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Perché non parliamo dell'enorme patrimonio immobiliare dell'ex ospedale civile? Diego Kuzmin cosa ne pensa? Fabrizio

Anonimo ha detto...

Visto che sono tirato in causa, rispondo volentieri.
La vicenda dell'Ospedale di via Vittorio Veneto è una vergogna.
E' stata fatta all'epoca, negli anni Novanta, una raccolta di firme, che grazie all'impegno di Gino Cocianni ha raccolto un numero di adesioni quasi superiore a quello degli abitanti della città, per mantenere l'ospedale in via Vittorio Veneto, nell'ottica che diventi poi ospedale transfrontaliero, dato che lì, bastava realizzare un percorso sotterraneo da un centinaio di metri per collegare i due nosocomi, quello di Gorizia e quello a San Pietro.
In virtù del successo plebiscitario, della raccolta di firme, la campagna elettorale di Vittorio Brancati nel 2002, fu completamente improntata alla conservazione dell'Ospedale in via Vittorio Veneto, per il quale era stato redatto, un paio d'anni prima, un progetto per un nuovo complesso, da costruirsi sul retro dell'esistente, che poi sarebbe stato abbattuto.
Brancati vinse, raccontando che se l'ospedale non rimaneva lì, si sarebbe immediatamente dimesso da sindaco.
Però Illy, al governo della regione, intendeva invece proseguire la linea dell'ex assessore regionale alla sanità, Fasola della Lega Nord, imperniata sulla chiusura dell'ospedale di Gorizia.
Una chiusura però, non si poteva tout court, ma a tappe, altrimenti c'è il rischio di sollevazioni popolari.
Quindi, la regione compra l'ospedale dei Fatebenefratelli, costruito con ampi finanziamenti della regione stessa, lo ristruttura con altri fondi, per togliere completamente la possibilità di realizzare un ospedale transfrontaliero e internazionale, che ben altre chanches di sopravvivenza avrebbe avuto, rispetto il nuovo ospedale S. Giovanni di Dio, troppo piccolo per poter resistere agli eventi che si sarebbero verificati negli anni successivi.
Brancati, nella tipica linea del politico di carriera, non solo non si dimise, ma avallò pure il nuovo ospedale "mignon" a fianco della ferrovia, raccontando che altrimenti non ci sarebbe stato nemmeno quello.
Quando si dice coerenza...
Ecco la storia.
Cosa fare quindi del vecchio ospedale di via Vittorio Veneto?
Secondo me è semplice.
Bisognerebbe ristrutturarlo, riportarci dentro i reparti e le sale operatorie che c'erano, collegarlo con quello di San Pietro e vendere l'immobile di via Fatebenefratelli a qualche società che voglia realizzarci una casa di riposo, dato che pare proprio che quella di Lucinico, l'amministrazione comunale non la voglia più mantenere.
Questo potrebbe essere uno dei progetti del GECT, nebbiosa organizzazione transfrontaliera della quale non si sa alcunché, oltre il fatto che è nata nel 2010, come si legge nel sito:
http://www.euro-go.eu/it/chi-siamo/storia-del-territorio-e-del-gect
pare anch'essa uno scatolone vuoto, del quale ne parlano ogni tanto i politici, per raccontare che stanno facendo qualcosa, mentre invece non fanno nulla, oltre l'ordinaria amministrazione, per la quale i dipendenti comunali sono più che sufficienti.
Tra l'altro, in Slovenia si racconta che i finanziamenti che il tanto strombazzato Gect ha ricevuto, non siano più di tre milioni di euro, che dovrebbero andarsene tutti per un collegamento con quella pista ciclabile che corre a fianco della ferrovia della Transalpina.
Buona giornata,
Diego Kuzmin

Piazza Traunik blog ha detto...

Si è anche parlato dell'idea di metterci una o più facoltà universitarie di Lubiana...ma mi pare i sia gridato allo scandalo, quando in realtà era 'occasione per risolvere più che degnamente il problema....Martina