domenica 29 giugno 2014

Punto nascita di Gorizia: loop con stallo.

Incassiamo la chiusura del sottoutilizzato reparto e puntiamo ad altro. Un pronto soccorso efficiente. Un Tribunale efficiente.

di Martina Luciani

Gorizia è maestra di avvitamenti, di attivazione di considerevoli quantità di energia sul problema del depauperamento e del mantenimento della propria, ormai sbiadita, identità di capoluogo. Piuttosto investire intelletti e tempo sulla proposizione di un ruolo effettivo o sulla creazione di massa critica nel gioco Monopoli della politica regionale o sulla definizione di  funzioni innovative rispetto il territorio regionale.   La storia del punto nascita ne è esempio. La città continua a tempestare su una battaglia evidentemente persa, lo fa senza alcuna reale capacità negoziale sul tema specifico, con vaghe minacce legate al pacchetto di voti rappresentato localmente e pressioni più o meno bipartisan sui delegati politici e sugli amministratori regionali.
Mentre nessuno, dati alla mano, si chiede perché le prime interessate al punto nascita locale, cioè le cittadine, vadano sistematicamente a partorire altrove ( vorremmo una statistica per conoscere quanti bambini goriziani risultano nati altrove, che siano gli ospedali di  Palmanova o Trieste, e quali siano le conseguenze identitarie e pratiche nella loro vita rispetto la scelta delle loro mamme), non abbiamo nemmeno l'astuzia  di barattare utilmente questa scelta organizzativa.
Ad esempio: il pronto soccorso goriziano è in grado di affrontare un parto d'urgenza? O lo farebbe come affronta molte altre cose, cioè in autentico stile Brancaleone alle crociate? Considerato l'andazzo discutibile di questo fondamentale reparto e presidio sanitario, questa potrebbe essere l'occasione per pretendere la riorganizzazione del pronto soccorso del capoluogo. E di altre articolazioni della sanità locale, come l'assistenza territoriale ed il supporto domiciliare agli anziani, ai malati terminali e così via.
Infine, invece di puntare come tori infuriati su un tema che è in fondo esiziale solo rispetto l'orgoglio patrio dei goriziani ( basta pensare che si macinano chilometri anche solo per battere i corridoi dei centri commerciali) si potrebbe farne merce di scambio anche rispetto la questione del tribunale. Tanto più che la riforma sanitaria prevede il rimodellamento del bacino di utenza dell'azienda sanitaria proprio sui territori che l'originario progetto di revisione della geografia giudiziaria aveva delineato. Se dunque Palmanova e Latisana e Gorizia, sul piano della sanità, hanno fisiologie compatibili ad una unica gestione, perché non possono anche far capo al Tribunale del capoluogo isontino?

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