domenica 22 giugno 2014

Val Resia: in difesa del torrente, da tutta la Regione.


E’ tempo di ridiscutere cosa sia la sostenibilità ambientale. Anche quando valuteremo il futuro Piano regionale delle acque.

di Martina Luciani
Solstizio d’estate in Val Resia: trascorso a difendere le trasparenti acque del torrente che nasce alle pendici del Canin e insieme il diritto delle persone ( anche e soprattutto quando hanno smesso i panni di elettori) di progettare per se stesse e per i propri figli un futuro che non svenda il patrimonio naturalistico, sul quale si fonda l’identità della comunità stessa, in nome di un ipotetico vantaggio economico.
Questo il senso della manifestazione “Voglio scorrere libera. Giù le mani dal Resia” che ha riunito ieri, 21 giugno, lungo le sponde del torrente - e attorno alla protesta contro i progetti di derivazione elettrica che devasterebbero l’assetto della valle - associazioni, comitati e movimenti a tutela della natura e delle acque della Regione ( incluso il Comitato Isonzo), WWF, Legambiente, Cai, e moltissimi giovani. A testimoniare quanto sia diffusa la consapevolezza che le acque sono innanzitutto una ricchezza pubblica prima di essere una risorsa, tantomeno un’occasione di profitto privato. E che le Valutazioni di impatto ambientale non sono sufficienti a tutelare le aspirazioni delle comunità a progettare e gestire il territorio.

Servono consapevolezze e scelte politiche che vanno oltre le legislature e gli incarichi elettorali.
L’assessore regionale all’ambiente Sara Vito, che ha partecipato all’incontro, ha comunicato che i cinque tanto temuti progetti presentati alla Regione non hanno superato la fase preliminare di verifica, che devono essere pertanto assoggettati alla Valutazione di impatto ambientale ma che nessuno dei proponenti ha presentato, per ora, domanda in tal senso. Quindi nell’immediato si può tirare un sospiro di sollievo.
In prospettiva, la Regione sta lavorando (alleluia!) al Piano regionale acque: arriviamo ultimi tra le Regioni italiane, ma almeno arriveremo con un Piano di qualità, ha assicurato l’assessore. Avremo modo di verificarlo, visto che ci saranno sei mesi dedicati alla consultazione pubblica una volta terminata ( presto, auspicabilmente) la prima fase di elaborazione.
Meno chiara, da parte dell’assessore, la dichiarazione di principio, in termini di progettazione territoriale, sullo sforzo diretto a produrre equilibrio tra sviluppo economico e tutela ambientale. Concetto che ormai lascia il tempo che trova, opaco e abusato in un Italia dove vediamo accadere l’innominabile e l’incredibile.
Avremmo preferito sentir affermare che non c’è sviluppo economico se non c’è tutela ambientale, perché risorse, natura, paesaggio hanno un valore che non può essere oggetto di scambio. La cosiddetta sostenibilità ( concetto pericolosissimo e drammaticamente elastico)  non discende dalla quantità di devastazione e di abuso che si accetti in un territorio ma dalla definizione di scenari completamente diversi. Un segnale in questo senso potrebbe, ad esempio, venire dal fatto che la presidente Debora Serracchiani ha tenuto per sé la delega che riguarda la montagna. Scelta che sul piano politico dovrebbe esprimere l’attribuzione di una particolarissima rilevanza alle problematiche ambientali, economiche, culturali e sociali delle nostre montagne ( che ci assicurano l’acqua!) valli e comunità montane. Verificheremo anche attraverso gli specifici orientamenti espressi dal Piano regionale acque se questa intuizione corrisponde a concreta verità.

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