martedì 9 settembre 2014

Alessandro Vescovini : l’arte di tirare fuori il peggio dall'interlocutore.


Inaugurata la  comunicazione iperrealista dell’era post industriale. Una interpretazione mitologica del dibattito sul rigassificatore di Monfalcone.

di Martina Luciani
Le cose che lui riproduce attraverso le parole esistono solo così come le descrive, forse persino solo perché lui le descrive:  la rappresentazione verbale di Alessandro Vescovini è ontologica. Creante invece che creativa.  Una forza della natura, Alessandro Vescovini, anima e corpo (quasi) della Smart gas, ovvero del progetto del rigassificatore piccino picciò di Monfalcone. Raramente ho visto sprigionarsi tanta energia da una persona. Certo, ci sono i grandi attori, che lo fanno sui palcoscenici ( per qualche ora, poi si riposano): ecco, Vescovini ha il fuoco sacro di un grande attore, che non si smorza mai.  Alto, snello, disinvolto, si muove che pare uno di noi ma se osservi  bene scopri un infinito distacco tra le esperienze sue e nostre.
Lo charme di Vescovini che si stravacca su un qualsiasi tavolo di presidenza ,affettando nel dibattito l’onere insostenibile dell’incongruenza dei temi che gli vengono opposti, è inimitabile; ed è altrettanto inimitabile l’aplomb delle sue camicie senza cravatta, accanto a lui persino un elegantone come Clini pare un impiegatuccio. Vescovini, in questa tornata estenuante  di incontri  attorno al progetto rigassificatore, è un guazzabuglio efficacissimo di tecniche innovative a comunicare: innovative nel senso che raggiunge molteplici scopi, con pochi periodi iperrealistici, inanellati da interiezioni non tecniche, qualche parola greve quasi elargite per rassicurarci, alcune villanie che l’accento emiliano stranamente rende efficaci  in particolare sul senso dell’onorabilità delle persone, numerosi ammiccamenti, gestualità esplicite ma certamente accorte, sovrapposizioni di concetti/tempi/ proposizioni principali e secondarie in un ordine formalmente sparso e quindi colloquiale ma in realtà serratissimo.

La regia è perfetta, accanto a lui il contraltare forbito e mansueto dei super tecnici, intelligenti, competenti , colletti bianchi di alto livello, un cordone di ferro e una garanzia sull’elaborazione in tempo reale di qualsiasi dato e concetto salti fuori sulla barricata del dissenso e delle perplessità sul rigassificatore. Un mostriciattolo rispetto a Zaule, ma magari è solo un cucciolo e poi cresce...come nei film fantasy.
Gli scopi: stabilire che il progetto Smart gas riguarda il bene collettivo presente e futuro ed è ambientalmente corretto; zittire le voci contrarie, non già dimostrando l’infondatezza delle loro tesi ma insinuando l’idea che scopi reconditi sostengano i suoi interlocutori;  indebolire le coscienze, trascinandole a contemplare l'abisso della crisi economica e della disoccupazione; salvarci tutti, da noi stessi innanzitutto, e poi  dal medioevo prossimo venturo, dagli ambientalisti e attivisti e politicanti fetenti.
Vescovini li realizza tutti, questi scopi e certamente anche altri, quelli che io non intuisco nemmeno, perché attua una eccezionale strategia: fa emergere il peggio da ciascuno. Apre i nostri personali vasi di Pandora, che non pensavamo nemmeno di avere, celati nell'oscurità del nostro cervello rettiliano e che lui scova senza fatica.
Stimatissime persone, che per esperienza e ruolo istituzionale dovrebbero essere ormai immuni dal trascendere,  forti delle loro chiome imbiancate o dei loro curricola scientifici di tutto rispetto, non ce la fanno proprio a mantenere  un accademico distacco, e si inviperiscono, reagiscono maldestri agli attacchi di questo giovane che di volta in volta è Marte, Mercurio, Medusa, Ercole, Pobos e/o Deimos, Apollo, Dioniso…con la schiera dei suoi semidei … astuto sempre, come e più di Ulisse…
Così i Giove, i Saturno, le Minerva e le Diana di turno perdono gli attributi del loro potere,  gli si impastoiano le caviglie e inciampano sulle serpeggianti  argomentazioni ( che da scientifiche diventano analogiche e viceversa)  lanciate loro contro, a piene mani; e come barbierucci e locandiere, dimenticano i loro appellativi e onorificenze,  strepitano, gli vien la voce stridula e si ficcano in angoli da cui non escono più. I meno fieri o i più opportunisti lo affrontano di sbieco, magari blandendolo con toni smorzati, lui lascia fare, ma lo sguardo lampeggia e la lama della sua spada riflette quella luce gelida.

Pochi quelli che rifiutano nobilmente di scendere nell’ anfiteatro, ma non riesco a immaginare cosa meditino di poter fare da prospettive troppo lontane  . Ma si sa, l’Italia è il paese delle congiure più che delle rivoluzioni…
Qualche rara volta si è trovato effettivamente alle strette, Alessandro il Grande: ha fatto allora  una cosa semplicissima,  la fa con tale maestria che nessuno pare accorgersene: non risponde e cambia argomento, agile, sinuoso e bellissimo. Non riesco a non farmelo piacere, accidenti a me, nonostante la mia personale ostilità alle fonti fossili ed ai progetti che celano smisurati interessi economici e politici nelle pieghe dei faldoni tecnici e dei ragionamenti elargiti al pubblico.




1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho appena scritto un commento pieno di insulti verso lei e i ruffiani come lei, cara Martina. Ma preferisco cercare di elaborare un pensiero, visto che insultare chi non si conosce non è mai cosa buona e giusta. Non è Vescovini che tira fuori il peggio dalle persone; è gente come lei, che soffre di timore reverenziale nei confronti di chi ci prende in giro e non fa nient'altro che i propri comodi, e che è la palese dimostrazione di come siamo oramai vittime della cultura mass mediatica dell'immagine (Berlusca e Renzi docet); i contenuti hanno perso la loro importanza.

Lei sta indirettamente offendendo tutte le persone che lavorano nell' azienda del suo caro "Alessandro il grande", che vengono sottoposte a ricatti continui. Converrà con me che gli operai (anche imprenditori, per carità) sono in difficoltà in questo momento storico (lascio da parte i motivi...avremmo da parlarne per giorni), sia chi purtroppo non ha un impiego sia chi lo ha. E alle persone in difficoltà possono succedere due cose: o vengono aiutate o vengono sfruttate. Mi risponda lei. Cordiali saluti.

PS: non firmo perchè ho della prole da difendere, e sono una formica contro i giganti.