sabato 18 ottobre 2014

I profughi in the jungle, Isonzo, Gorizia: se possibile, pure peggio di prima.

Il contrasto con i preparativi per l’apertura di Sposa Expo e quanto sta solo alcuni metri più sotto i padiglioni fieristici è sconvolgente: il trionfo dell’apparato costosissimo dedicato alle nozze che sfiora e ignora la miseria sporca e triste dei reietti nel fango dell’esilio.


di Martina Luciani



Oggi, una sessantina di giovani sono miseramente baraccati nelle vicinanze del fiume. Attendono che scorrano i tempi delle procedure necessarie per ottenere, o no, l’asilo nel nostro Paese.


Di loro nessuno sa che fare, la polizia non la vedono da almeno 10 giorni, il Campo Francesco è chiuso, il via vai confortante di amici e nemici non c’è.
E rispetto il vecchio campo, quello che gli stessi profughi hanno smontato e ripulito, la situazione è ulteriormente degradante.
Quel che aveva stupito molti dei visitatori del primo accampamento era stato vedere il concreto tentativo di dare un minimo di assetto ad una situazione estrema. Esisteva una specie di capanno centrale, tenuto in ordine, con alcuni focolari; esisteva un’organizzazione spontaneamente formatasi all’interno del gruppo relativa agli approvvigionamenti e alla logistica; esistevano dei ruoli riconosciuti in capo ad alcuni rispetto l’interlocuzione con l’esterno. Esisteva visibilmente uno sforzo enorme di affermare la propria dignità di comunità: una comunità di diseredati, ma capace di tenere il fuoco acceso, di impastare e cuocere il pane, ogni giorno,che è il primo e fondamentale riconoscimento della qualità di essere umani ( dacci oggi il nostro pane quotidiano) e di provvedere al sostentamento minimo per tutti.
Era un disastro, ma un disastro condiviso da una piccola comunità. Si davano coraggio l’un l’altro.

Ora non c’è proprio niente. Solo condizioni da far atterrire chi consideri
anche solo gli aspetti igienico sanitari. Sguardi umiliati. Silenzio. Non c’è nemmeno più la preghiera condivisa. Una condizione abbietta. Giacigli umidi sotto teli di plastica, immondizia, fango. Qualcuno tenta, dove prima c’era il capanno, un piccolo fuoco, c’è un’unica pignatta incrostata che non può certo servire per tutti, al massimo per un po’ di the bollente, prima di scendere a lavarsi con l’acqua gelata del fiume.
Il campo Francesco è stato un evento di sofferta, diffusa e benedetta solidarietà, che ha consentito una sistemazione a tantissimi profughi. Ma  che ha prodotto un imprevisto paradossale danno collaterale: quelli che sono arrivati dopo, la fila inesauribile di migranti in fuga  non ha avuto il beneficio di trovare nemmeno il miserabile campo in the jungle.  Solo the jungle, e quattro tendine recuperate dai bagagli dei loro fortunati predecessori. Il meccanismo non si è trasformato in una filiera strutturata dell’accoglienza, il percorso del riconoscimento dei diritti si è interrotto.  



14 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono sinceramente scandalizzata. Da tutto! Da uno Stato che individua Gorizia come luogo da raggiungere, senza creare condizioni di accoglienza; dalle caserme dismesse che stanno andando in rovina e che potrebbero ben essere utilizzate a tal fine, come anche i padiglioni dell'Azienda fiere che sono utilizzati pochi giorni all'anno, per non parlare di tutti gli altri edifici pubblici vuoti e che ben potrebbero rappresentare un tetto per chi ha solo le stelle. Dal fatto che l'importante è "non vedere" per mettere a posto la propia coscienza. Dal fatto che nessun sacerdote ha aperto le porte della propria chiesa (o dell'oratorio). Insomma, dal fatto che il termine "solidarietà" è sparito dal vocabolario di troppe persone. Ma sopratutto piango perchè troppi vedono in questi poveri ragazzi e uomini non il proprio fratello ma il nemico da allontanare, non importa dove. Purchè lontano dalla propria vista. E molti di questi ciechi si definiscono cristiani.
Marilisa

Anonimo ha detto...

E le loro donne? E i loro bambini? Dove sono? Perché non ci sono? Sono state lasciate sotto le bombe?
Abbandonate alla violenza degli stupratori? Io queste domande me le faccio però, per capire un po meglio.
Mi stupisce ancora di più che la rete spontanea del volontariato non riesca a fare di più. Di che cosa avete paura?
Io vivo all estero, altrimenti una mappa con un disegnino di un capannone dismesso o sicuro, o un riparo, l avrei fatto, con le frecce per raggiungerlo. E un bel piano di battaglia con approvvigionamento di sacchi a pelo o vettovaglie d emergenza anche, invece di aspettare Godot. Al centro islamico, in città, sapranno tra le altre cose offrire la generosità della recente festa di Eid, contattate li.
Poi da cosa nasce cosa, davvero. Di cosa avete paura?

Anonimo ha detto...

Ennesimo articolo dei buonisti sinistrorsi, parlare dei poveri e disoccupati italiani mai, vero?
Vergognatevi.

Anonimo ha detto...

Ennesimo commento degli zotici destrorsi, trovare un argomento più pertinente dei disoccupati italiani mai, vero?
Aggiornatevi.

Anonimo ha detto...

Rilancio all'ultimo commento essendo, chi ha scritto, una persona che sa solo offendere e probabilmente non ha nessun problema economico e che non giudica pertinente pensare hai poveri che non hanno mezzi di sussistenza e vivono con pensioni di merda, mentre i suoi "amici"
godono di diarie a spese degli italiani e non fanno un c.... tutto il giorno. Perchè non se ne porta qualcuno in casa? Per finire possa assicurare di non essere affatto di destra, troppo facile per voi definire di destra quelli che non la pensano come voi. Aggiornatevi voi che io purtroppo lo sono anche troppo!

Anonimo ha detto...

Io direi che è giusto essere solidali e le riflessioni fatte nell'articolo sono in gran parte condivisibili, ma i cittadini di Gorizia hanno anche diritto di avere risposta ad alcune domande. Se c’è qualche volontario che ha parlato con loro è pregato di rispondere.
Dove sono le mogli e i bambini di questi uomini?
Perché non si sono fermati in un paese vicino o confinante, come hanno fatto migliaia di loro connazionali?
C’è qualche motivo particolare che li ha spinti a dirigersi qui a Gorizia?

Anonimo ha detto...

Le cronache recenti dai teatri di guerra ci parlano di bambini decapitati in massa o reclutati per combattere, di bambine e di donne stuprata o ridotte in catene e vendute aj mercati, in gabbia, come schiave sessuali...così quando si vedono questi giovanotti sani e robusti mi chiedo perché non difendono il loro paese o i loro familiari (sorelle, fratelli...) o forse boh...non c'è nessun vero problema ma semplicemente la voglia di andarsene in cerca di fortuna, come molti loro coetanei italiani. Solo che mentre questi campeggiatori hanno una meta Europa e possono appellarsi agli asili strumentali, i nostri giovani non possono compiere il viaggio inverso, e non hanno nemmeno il beneficio del dubbio del asilo. Sono tutti spunti di riflessione eh...per guardare i fatti con disincanto. E non stupirsi davanti a quel barbecue di pane in the jungle, poetico, certo, ma il post sembrava scritto da Alberto Angela in visita al parco zoo..

Piazza Traunik blog ha detto...

Inserisco anche all'interno di questo articolo una precisazione doverosa: da oggi in poi i post non firmati saranno cancellati.
Per il resto sono assolutamente consapevole che la situazione occupazionale è tragica. ma non dobbiamo confondere, se siamo persone di buon senso o anche solo ragionevoli, che non vanno confusi gli obblighi conseguenti ai trattati internazionali e l'adesione all'ONU, con quelli che sono gli obblighi relativi allo stato sociale. E' quest'ultimo che nessuno dei governi che si sono succeduti in questi ultimi anni ha affrontato in maniera seria come invece hanno fatto gli altri paesi UE. Nè Berlusconi che aveva promesso un milione di posti di lavoro ed ha chiuso, invece, la STANDA nè lo sta facendo Renzi. Insomma, i motivi per indignarsi ci sono e sono tanti. Ma sono ben altri rispetto al dramma che, qui a Gorizia, estrema periferia di un Paese che sta andando a rotoli, abbiamo la possibilità di vivere in diretta e che sarà destinato a rivoluzionare le certezze di un mondo immutabile.
Marilisa

Anonimo ha detto...

Ma cosa c'entra la Standa adesso! Qualcuno della redazione può rispondere cortesemente alle domande poste tre commenti più sopra. I cittadini di Gorizia hanno diritto di sapere chi stanno ospitando, quali sono le ragioni della continua migrazione di giovani ragazzi, quali sono i motivi che spingono gli stessi ad intraprendere tutta questa strada. Grazie a chi può e vorrà rispondere

Piazza Traunik blog ha detto...

In risposta all'anonimo numero 8
1 - In prevalenza afgani, e qualche pakistano.Io ho incontrato anche un giovane del Kasmir. Ci sono molte donne al Cara di Gradisca d'Isonzo. Per fortuna nessuna in the jungle. Mi pare che anche la nostra storia locale sia piena di uomini partiti a cercare migliore fortuna lasciando le donne a casa.
2 - Se non è chiara la situazione politica e sociale di paesi come Afghanistan, Pakistan e dintorni, non è questo il luogo per trattarla.
3 - Al 30 settembre scorso, in Regione risultavano registrati il 2 per cento ( come Molise e Val d'Aosta) dei migranti giunti in Italia e accolti nei Cara, Sprar e strutture temporanee: ovvero 733 persone per la precisione. Ulteriori dati su http://www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/temi/immigrazione/sottotema006.html
Infine, raffronto dati 2012, quando l’Italia ha dovuto rispondere a 15.715 richieste di asilo, del totale dei 331.975 richiedenti in Europa, il 70% ha riguardato la Germania (77.540), la Francia (60.560), la Svezia (43.865), la Gran Bretagna 26.175 e il piccolo Belgio (28.105). Anche un altro piccolo stato, l’Austria, con i suoi 8 milioni di abitanti si è vista arrivare 17.425 domande, più dell’Italia con i suoi 60 milioni di residenti. Se poi esaminiamo il numero di responsi positivi, mentre l’Italia nel 2012 ha concessi asilo in 9.270 casi, la Germania lo ha fatto per ben 22.165 persone, cui si aggiunge l’aver accettato (a differenza dell’Italia), di ricollocare sul proprio territorio 305 rifugiati in un primo tempo ospitati in altri stati Ue. La Francia ha accolto 14.325 richieste, più il ricollocamento di altri 100 rifugiati. Dopo di che, caro anonimo numero 8, comincia a cercare da te, che il web gronda dati e informazioni ovunque. Martina Luciani

Anonimo ha detto...

Dunque si tratta di migranti economici in cerca di fortuna...allora le statistiche corrispondono perfettamente. Pochi rifugiati, molti asili strumentali, in proporzione per tutti i Paesi. La Germania infatti è considerata metà economica per eccellenza.
La Francia, va detto trascina la eredità di un lungo dominio coloniale in Africa e Asia, così come la Gran Bretagna. La Svizzera, patria di Unhcr, non ne accetta quasi più.
Anna

Piazza Traunik blog ha detto...

Scusa, Anna, e ti pare che la miseria non sia una buona ragione per emigrare ( Friuli docet)? L'Occidente ha fatto qualcosa per ridurre il divario tra paesi ricchi e paesi poveri o ha fatto di tutto per sfruttarli ( petrolio, gas, monocolture intensive, diritti di pesca e via dicendo?).Martina

Anonimo ha detto...

Il diritto di emigrare e meraviglioso, né so qualcosa dato che vivo all estero, peraltro in un paese ricchissimo ed extra europeo. Li gli slogan si sbriciolano come pasta frolla. La piccola Europa o il piccolo occidente diventano granelli di sabbia davanti alle macchine da guerra asiatiche (Cina India, Corea) e poi Russia e Kazakistan che riducono in cenere all istante qualunque ettaro di suolo sul quale posano l occhio proscjugandone ogni utilità. Interi bacini marittimi di pesca letteralmente devastati dal Giappone che compra a basso pezzo i diritti di pesca dall ARabia all Africa Orientale. Occhio, tutte le acciaierie dei Balcani (Montenegro ecc..) e prossimamente Italia, sono in mano ai colossi del settore indiano non continuo perché la lista è sterminata...Molti paesi poveri diventano appetibili però grande responsabilità va ai loro governanti e all assetto sociale. Basta guardare la est Europa, o l ex Jugoslavia. Sprofondati nella corruzione molti invocano con nostalgia Tito, violento dittatore ...la Somalia rimpiange Siad Barre, e l Iraq ricorda Saddam. Tra noi e gli altri c'è il principio di autodeterminazione dei popoli e il mistero che la nostra piccola e agognata democrazia è un abito sartoriale perfettamente confezionato e inimitabile, che solo noi riusciamo a indossare...
anna

Anonimo ha detto...

Bene, intanto ringrazio chi ha risposto alle domande poste. E se ho ben capito la risposta, tra i tanti arrivati a Gorizia solo pochi avrebbero quei motivi speciali che, secondo la normativa internazionale, consentono di ottenere lo status di rifugiato.
Ora, io son d’accordo che umanamente tutti abbiamo diritto di cercare e sognare un futuro migliore, ma resta il fatto che per venire a lavorare in Italia o in qualsiasi altro posto del mondo bisogna seguire un’altra strada, dice la legge.
Mi sembra giusto che la sinistra difenda con le unghie il principio della solidarietà a tutti i costi (anche se sarebbe più coerente che lo facesse sempre), ma quello che non è giustificabile e non dire la verità ai cittadini.
I goriziani sappiano qual è la reale situazione. Sia chiaro, non è che solo i rifugiati veri sono buoni e meritevoli di aiuto e tutti gli altri no, semplicemente i sistemi giuridici occidentali, per cercare di regolare in qualche maniera i flussi (che altrimenti diventerebbero incontrollabili), utilizzano l’asilo politico preferibilmente come strumento di protezione umanitaria e tutela dei diritti, mentre ci sono altre modalità per chi è in cerca di fortuna economica.
I migranti tutto questo lo sanno, perché i maggiori esperti mondiali di migrazioni sono loro. I cittadini goriziani, che comunque sono coinvolti in questa vicenda perché non dimentichiamoci che contribuiscono al sostentamento di queste persone con i soldi delle loro tasse, avranno almeno il diritto di sapere come stanno le cose?
L’informazione non può essere parziale, altrimenti non serve a nulla.
Firmato: cittadino di Gorizia