lunedì 6 aprile 2015

Giardini e ricordi



di Marilisa Bombi



Ippocastani! Che dire? Diego Kuzmin nelle sue note domenicali (pubblicate dal Piccolo nella rubrica "Punti di vista") riesce, ogni volta, a scuotere anche gli animi più pigri quando descrive cose e fatti che appartengono al passato e che inevitabilmente ci fanno provare nostalgia di quanto abbiamo perduto di noi stessi. Non perché il trascorrere degli anni si è portato via i nostri ricordi, ma perché noi stessi abbiamo sostituito al vecchio il nuovo. Non potrò mai dimenticare le fila di ippocastani che ornavano via San Gabriele, la strada della mia infanzia. Tagliati, sradicati, buttati via fortunatamente dopo che me n’ero andata. E così è per tutto. Perfino i nostri giardini, nel tempo si sono trasformati e alle tradizionali piante che adesso in vivaio, se si trovano ancora, costano poco e niente, si preferisce la pianta d’effetto che proviene da lontano. Nessuno (o pochi) riflettono sul fatto che, alla fin fine, questo non è altro che un inquinamento ambientale che si porta via ogni nostro ricordo. E così, per ritrovare quell’io smarrito che cerca di ricordare sapori ed odori, il mio sogno è quello di riuscire a realizzare, prima o poi, un “cottage garden”. Non c’è contraddizione in questo uso di un termine straniero. Perché solo il cottage garden riassume in se, come un brocardo, la sintesi di un concetto. Frutta verdure, erbe aromatiche e fiori che vivono e crescono in mescolanza. I fiori assicurano la presenza di insetti utili per l’impollinazione delle piante da frutto, per combattere quelli nocivi e attirare gli uccelli. Piante da frutto che oggi forse nessuno si sognerebbe di inserire nel suo giardino quali il fico, il gelso bianco, il melograno, tanto per citarne alcuni. I fiori, oltre alle rose, immancabili, aquilegie, violaciocche, bocche di leone. Anche questo è un modo per salvare i migliori ricordi.

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