sabato 20 giugno 2015

Giornata mondiale del Rifugiato, sul confine di Ventimiglia

Pubblichiamo un intervento di Alessandro Metz, cooperatore sociale: "Ci vediamo sabato a Ventimiglia. Ci vado perché le persone “fermate” a Ventimiglia non possono che continuare a provarci e alla fine è quello che tocca a ognuno di noi, continuare ancora e ancora"


di Alessandro Metz



 



Ventimiglia, quel confine lo conosco, anche se non sono mai riuscito ad attraversarlo.
Tutte le volte che tentavamo di attraversarlo, Schengen veniva sospeso, marce, cariche e botte, blocchi ferroviari e stradali, ma l'europa doveva proteggersi da chi la voleva diversa, migliore.
Oggi quella frontiera è di nuovo chiusa, questa volta l'europa deve difendersi dagli esuberi di questo mondo, poche migliaia di vite bastano a mettere in ginocchio la cultura, la dignità e i diritti dell'europa, solamente chiedendo accoglienza. Il problema è che sono soli, molto più soli di quello che eravamo noi, senza i nostri diritti, senza alternative se non quella di essere obbligati a provarci, a riprovarci e provarci ancora.
Sabato 20 giugno è la giornata mondiale dei profughi, indetta dalle Nazioni Unite per commemorare l'approvazione nel 1951 della Convenzione sui profughi da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. In quasi tutte le città verranno organizzate manifestazioni, eventi e celebrazioni; a Roma una manifestazione nazionale.
Quello a cui stiamo assistendo in questi giorni a Ventimiglia, o nelle stazioni di Milano e Roma, o un mese fa a Ponte Mammolo, sempre Roma, e nelle molte piazze stazioni giardini delle piccole e grandi città in cui viviamo ci ricorda che ben poco c'è da celebrare e niente da festeggiare. Quelle persone, i profughi, sono solo e semplicemente carne da macello. Lo sono nei Paesi da cui sono costretti a scappare; lo sono quando passano nelle diverse mani di chi commercia in corpi nel viaggio della speranza; lo sono quando in quel viaggio vengono abbandonati in mare o nel deserto, quando vengono carcerati torturati e stuprati; lo sono quando arrivati nel nostro Paese diventano carne da macello elettorale, e fanno la fortuna di partiti e ricchezze di chi accoglie tanto al kilo.
Diventa difficile augurare a queste persone Buon 20 giugno.
In questi giorni però le immagini che arrivano da Ventimiglia sono un di più, stanno diventando eccessive anche per una “società civile” distratta e assopita, come viene detto in queste ore non è neanche più solo razzismo, stiamo andando oltre e fino a dove abbiamo paura a chiedercelo.
Ma a Ventimiglia continuano a essere soli. Nelle altre città però sabato tanti manifesteranno.
Forse una Coalizione Sociale, caro Landini, sabato dovrebbe essere proprio a Ventimiglia, forse dovrebbero esserci anche i movimenti, le associazioni e cittadini e cittadine. Forse dovremmo esserci in tanti e attraversare assieme quella frontiera.
Non so se sarà così, ma io ho deciso che invece ci vado sabato a Ventimiglia. Ci vado perché non mi hanno mai fatto passare, ci vado perché a chi oggi viene impedito ha invece il diritto di poter passare, ci vado perché penso, e spero, che non saranno poche le persone che sabato quella frontiera la attraverseranno. Ci vado perché dieci anni fa lo avremmo fatto. Ci vado perché le persone “fermate” a Ventimiglia non possono che continuare a provarci e alla fine è quello che tocca a ognuno di noi, continuare ancora e ancora.
Ci vediamo sabato a Ventimiglia.

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