martedì 2 giugno 2015

Quote regionali profughi e numeri delle reali presenze: Gorizia, emergenza immigrazione o emergenza dell’accoglienza?



Le riflessioni di don Paolo Zuttion, direttore della Caritas di Gorizia: quanti richiedenti asilo arriveranno oggi, questa è la trascurata ma fondamentale variabile nella costruzione dell’accoglienza. L’osservanza delle leggi  non esclude il rispetto per il dramma dei richiedenti asilo.


di Martina Luciani



Mentre il piano regionale stabilisce le linee guida dell’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale e la quota di profughi da assegnare a Gorizia, si continua accuratamente a trascurare il fenomeno che vede ogni giorno aumentare il numero delle persone che giungono in città e accrescono le fila di quanti  sono senza alloggio, senza assistenza, senza adeguate condizioni igieniche. Per costoro, a volte solo due persone, a volte venti, non c’è un manuale di istruzioni:  ottima cosa pretendere che il territorio attui l’accoglienza diffusa, ma la prima accoglienza a Gorizia non esiste. Tant'è che una novantina di persone dormono dove capita, umiliati e spaventati, ridotti a miserabili indesiderati dai quali distogliere gli occhi e il naso. 
Il volontariato locale, che in qualche modo cerca di sopperire è malvisto, considerato con sospetto se non addirittura rancore, e si arriva a reputare che quella minima assistenza fornita( di fatto, un pasto e, nei limiti della trentina di posti nel dormitorio Caritas, un luogo dove ricoverarsi la notte; per gli altri, quando ce ne sono, coperte) trasformi la città in una meta privilegiata nella scelta delle destinazioni dei migranti.
 
 “Il lavoro collettivo che vede coinvolta la Caritas diocesana e volontari appartenenti ad altre realtà e associazioni non è una guerra contro qualcuno o qualcosa: è il tentativo di ripristinare giustizia, legalità e solidarietà nei confronti dei richiedenti asilo. Se in questo percorso perdiamo di vista il senso etico e giuridico deviamo dall’obiettivo condiviso di consentire ai profughi l’esercizio dei loro diritti nel rispetto della dignità umana”.
Lo afferma don Paolo Zuttion, direttore della Caritas diocesana, intervistato sulle difficoltà della situazione, prima fra tutte, il fraintendimento dell’emergenza.
“L’emergenza si manifesta nelle criticità che dobbiamo affrontare per accogliere nell’immediato le persone che giungono a Gorizia; non è in sé il flusso migratorio, che dovremmo ormai aver capito essere un fenomeno strutturale. Abbiamo ora un piano regionale, numeri di riferimento: come facciamo con le persone che stanno fuori da quei numeri?"
“Quando improvvisiamo soluzioni per l’accoglienza, siamo noi per primi in emergenza, con risorse limitate e difficoltà di coordinamento con gli interlocutori istituzionali,  ma cerchiamo di muoverci nella prospettiva di migliorare e risolvere i problemi.
A volte succede che non abbiamo più soluzioni dignitose e praticabili con le nostre sole forze, come nel caso delle persone accolte nella sede della Caritas di piazza San Francesco: sapevamo perfettamente, noi per primi, che si trattava di una sistemazione inadeguata, ma era tutto quello che potevamo fare.”
“ Mi addolora percepire chiaramente che l’interesse per il dramma personale dei richiedenti asilo spesso è strumentale e strumentalizzato, e che l’attribuzione delle responsabilità o delle iniziative si trasforma nell’unico elemento da dibattere pubblicamente.”
“ Perdiamo tempo, consumiamo inutilmente energia, portiamo la questione ad un livello molto basso di considerazione. Ci dimentichiamo dell’Uomo, concetto che si fonda sui precetti delle religioni,sull’etica filosofica, sul diritto universale e nazionale,sulle più importanti pagine della storia della civiltà:  dovremmo invece scorgerlo chiaramente nei volti di ognuno dei richiedenti asilo, esattamente come su quelli dei poveri, dei disoccupati, dei disperati che parlano la nostra stessa lingua.”
“ Questo non significa ignorare o aggirare le leggi – precisa don Zuttion - non significa prevaricare sui diritti dei cittadini, privilegiare alcuni a discapito di altri: che se ci fosse questa intenzione vanificherebbe il senso stesso di quello che stiamo facendo, persone della comunità cristiana e laici, volontari della Caritas e cittadini disponibili ad aiutare, associazioni che collaborano e singoli che contribuiscono secondo le proprie possibilità. L’agire con buona volontà, nell’ambito delle regole della collettività, ma anche con il rispetto da parte di quella stessa collettività, è la premessa per poter chiedere pace in terra. In tutta la Terra.”

2 commenti:

Unknown ha detto...

ormai ci siamo venduti alle "cose" vale più un telefonino che la Vita Umana, abbiamo perso la Via, la maleducazione civica è imperante e non siamo capaci, in questa Gorizia, di provvedere nemmeno ad un toilette chimica (che l'Isontina Ambiente sarebbe capace di gestire) da posizionare nel parco della Rimembranza,,, ora ci saranno anche i nuovi sacchi per la differenziata ma non certamente ne la toilette ne tanto meno una doccia calda per chi dovrebbe essere comunque sentito come "Ospite" momentaneo della nostra città. Che diranno di noi nel mondo....

Anonimo ha detto...

Grazie don Paolo per le parole di semplicità e umiltà.
Facciamo quello che possiamo.
Di noi nel mondo diranno il meglio possibile, li abbiamo accolti.
a fatica, impreparati, poco organizzati, un po' ostili. Cioè con tutto il nostro bagaglio imperfetto di umanità.