venerdì 25 settembre 2015

Paolo Gratton. E Rodolfo Macovez, il suo primo apprendista.



Sta per essere presentato, il 4 ottobre,  il  libro “Facciamo un giro sull’auto di suo nonno, mister Ford?”, dedicato a “La vita straordinaria di Paolo Gratton” (edito da Arte Gorizia, foto di Carlo Gulin).  La sua autrice, Anna Cecchini, in questo articolo spiega se stessa, con la penna in mano, assieme a Paolo Gratton: parlare, osservare, percepire, lasciarsi condurre dalla suggestione e dall'empatia (grandi maestre di letteratura), scoprire, riflettere. E narrare. Perchè quando capita di incontrare un uomo “che fa domande e ascolta anche le risposte” e inevitabile sentire che “ non si poteva non raccontare la storia di un uomo così.”




di Anna Cecchini


“Le ho già parlato di Rodolfo Macovez, il mio primo apprendista?” E’ una delle frasi ricorrenti di Paolo Gratton. Non mi ricordo più quante volte mi ha fatto il suo nome. Perfino oggi, durante il nostro ultimo incontro per organizzare la presentazione del libro, quel nome gli è tornato sulle labbra.
Paolo Gratton ha vissuto una vita straordinaria, fatta per raccontare una grande storia.  Ha ricevuto premi e riconoscimenti, ha sfilato su un’auto d’epoca con Prost, Niki Lauda e Miss Italia; ha scorrazzato per le strade di una Roma da Dolce Vita su una Ford modello A del 1930 con Henry Ford II, nipote del fondatore, uno degli uomini più influenti d’America; è volato negli Stati Uniti quando a farlo erano in pochissimi.
Eppure il suo ricordare continuamente questo ragazzotto di diciassette anni che è stato il suo primo apprendista è una chiave di lettura della sua complessa personalità.
In quei lunghi pomeriggi passati in museo col block notes in mano a prendere appunti ho camminato anch’io per le strade deserte e polverose della Gorizia del dopoguerra, ho sentito a stanchezza e il bruciore agli occhi, concentrati a smontare e rimontare carburatori nella vecchia officina di via Trieste, ho sentito il vento fra i capelli in sella a una moto NSU, e l’odore del Po, attraversato sul ponte di barche costruito dal Genio Militare americano. Mi sono chinata sui prototipi dei motori innovativi che ha costruito, sentendo odore di olio lubrificante e il profumo dell’ingegno e della maestria delle sue mani.  Ho sorriso davanti a quell’auto che si guida dal cofano, sdraiati dentro il baule come reclusi, con i comandi trasportati lì dentro per creare la magica illusione di manovrarla senza nessuno al volante.
Gratton è’ stato per decenni il titolare di uno dei concessionari più prestigiosi del marchio Ford di tutto il Paese.
Ha battuto ogni record di vendite ed ha ricevuto una lunga lista di premi e di riconoscimenti. Lo racconta con orgoglio, ma senz’ombra di compiacimento. E ogni tanto torna quella domanda: “Le ho mai parlato di Rodolfo Macovez, il mio primo apprendista? Un uomo che non dimenticherò mai”.
Paolo Gratton è un uomo curioso anche oggi, a ottantotto anni. E’ un uomo che fa ancora domande e che ascolta perfino le risposte. Le novità tecnologiche lo affascinano quanto i vecchi carburatori delle Ford degli anni ’30. Comunica abitualmente tramite e-mail e si serve di tutti i principali supporti informatici oggi a disposizione.  Ma le sue missive iniziano sempre con “Gentile signora…”e si chiudono “La saluto caramente….”.  E tutte le volte che ci siamo incontrati, il suo ricordo è andato a quel ragazzo di diciassette anni che passava con lui i giorni e a volte le nottate a smontare motori e a costruire carrelli e banchi di lavoro, a progettare motori e un futuro di dignità.
Il 15 ottobre 1987 viene inaugurato il Museo dell’automobile e della tecnica con insegna “Ford Motor Company d’Italia” di proprietà di Paolo Gratton.
Il Museo contiene una quantità di reperti difficilmente riassumibile: auto d’epoca, la ricostruzione della linea di montaggio dello stabilimento Ford Italia per la realizzazione della prima vettura prodotta in serie, la Ford T9, biciclette e moto d’epoca, residuati bellici, un aereo, le più spettacolari invenzioni automobilistiche di Gratton, prototipi, attrezzature, grammofoni, radio e ogni sorta di apparecchio per la ricetrasmissione, ricostruzioni di motori a scopo didattico, grammofoni, vecchi telegrafi, documenti e fotografie. Impossibile da classificare: può solo essere visto e vissuto, dato che tutte le apparecchiature funzionano alla perfezione.
Dal giorno della sua apertura è stato visitato da migliaia di persone: scolaresche, turisti, appassionati d’auto e radioamatori, semplici curiosi.
Paolo Gratton accompagna personalmente i suoi ospiti in un “tour” che dura un paio d’ore e che non stanca neppure i bambini, affascinati dalla ricchezza della collezione e dal potere evocativo dei racconti del proprietario.
Il libro degli ospiti e le sue dediche ne sono la prova.
Citando uno stralcio della prefazione al libro dello scrittore Alberto Custerlina: “……..Chi lo dice che per essere degli eroi bisogna per forza essere militari o poliziotti, oppure guadagnarsi la copertina di un giornale compiendo un solo atto mirabolante in un'intera vita, magari spesa male?
No, gli eroi veri sono tra di noi, sono gli uomini e le donne che ogni giorno lottano per migliorare la propria esistenza e quella degli altri, sono quelle persone che si danno da fare per creare o per scoprire qualcosa di nuovo, sono quella parte di umanità che trascina tutti gli altri in avanti con la sola forza della passione. Paolo Gratton è uno di questi……….”
Semplicemente, non si poteva fare a meno di raccontare la storia di un uomo così.

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