giovedì 12 novembre 2015

Appunti dalla rotta balcanica: il centro di transito di Slavonski Brod, in Croazia.



 Se anche solo una piccola percentuale dei migranti in viaggio lungo la rotta balcanica arriverà  in provincia di Gorizia e in Friuli Venezia Giulia si tratterà comunque di qualche migliaio di persone: dovremo essere in grado di gestirle.




di Corrado Altran
 


Sabato scorso, in Croazia,  a Slavonski Brod, al centro di transito dove fanno sostare tutte le persone che arrivano dalla Serbia, è partito un solo treno per l'Austria, via Slovenia, con a bordo circa 1000 persone.
Domenica ne sono arrivate circa 6000: questo è  il ritmo giornaliero medio dell'ultimo mese.Il miglior riferimento per informazioni aggiornate è  https://www.facebook.com/areyousyrious/?fref=nf.
Già in Slovenia, ma più spesso in Austria, dal gruppo dei migranti si staccano quelli che provengono da Pakistan e Afghanistan che han saputo della minacciata "stretta" da parte tedesca sulla considerazione dei loro diritti ad essere considerati "asilanti". Il "tam tam" della possibile ostilità nei confronti dell'accoglienza di persone  pakistane e afghane si è diffuso anche tra chi era arrivato molti mesi fa in Germania: è probabile che molti arrivino in Italia almeno per presentare la richiesta d'asilo. Sarà il caos relativamente alle competenze a valutare le domande in base al regolamento Dublino.
Al centro di prima accoglienza della città croata c'è un trattamento dignitoso, in genere dopo le operazioni di "riconoscimento" le persone restano in carico alla struttura al massimo 24 ore.  Sono rimasto sorpreso dall'organizzazione: un sacco di persone tra Croce Rossa e volontari, pulizia, giornalisti...insomma è solo un campo di transito, dove Fortex assiste nell'identificazione, molto rapida e poi organizzano i treni, anch'essi puliti, senza ammassamenti bestiali. E’ in corso una grossa raccolta di aiuti umanitari a Zagabria e nelle principali città croate, che poi vengono portati a chi arriva al campo o ai punti di confine: tutto avviene tramite volontari "non governativi" che comunque non trovano grosse difficoltà da parte della polizia o associazioni governative operanti nei campi, sussiste piuttosto una informale collaborazione. Anche la rete tra volontari croati e sloveni è molto buona e costante. Problemi maggiori nel fornire assistenza sono invece segnalati dai volontari sloveni che operano in un contesto dominato dall’idea di recintare i punti di confine con la Croazia.

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