mercoledì 5 aprile 2017

Gorizia perde pezzi: chiude la redazione del Piccolo di corso Italia?



Nel sito on-line di una agenzia immobiliare cittadina l’offerta, in vendita, della redazione cittadina del quotidiano.


di Marilisa Bombi

Che il gruppo Espresso e le sue diramazioni, quail Finegil editorial spa, tenda al risparmio attraverso la riorganizzazione, è un fatto ormai noto. Proprio su questo Blog, lo scorso 28 febbraio è stata data notizia che la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, ha ricevuto a Trieste i rappresentanti sindacali della stamperia Finegil di Gorizia che hanno illustrato la loro preoccupazione per l'ipotesi che nell'ambito di una riorganizzazione territoriale il Gruppo editoriale l'Espresso possa optare per la chiusura dello stabilimento isontino. Si tratta, al momento – aveva riferito la Giunta regionale con un comunicato - di un'idea che non trova conferme ufficiali, ma di fronte alla quale i 14 lavoratori del centro stampa goriziano non hanno ricevuto le auspicate rassicurazioni.
Ma tant’è! Come risulta evidente dalla pagina dell’agenzia di via Sauro, gli uffici della redazione goriziana del Piccolo sono in vendita. E non si tratta di una opportunità di investimento. Ciò in quanto l’inserzione precisa che è possible effettuare la modifica della destinazione d’uso da ufficio a residenza. Dal che si può dedurre che l'acquirente può disporre dell'immobile come meglio ritiene.
Sta di fatto che l’immagine di Gorizia, per quanto ottimisti si possa essere sta, di anno in anno, perdendo smalto ed ormai ricordarne gli antichi fasti è purtroppo soltanto un esercizio mentale per chi cerca comunque di pensare positivo.
Compito arduo per i candidati sindaco pensare di rilanciarne l’immagine se non c’è un progetto comune, condiviso. Questo è il male, ahimè, di Gorizia: non aver avuto la capacità di unire le forze per gelosia ed invidia. E ciò anche all’interno del medesimo schieramento politico. Gli esempi sono molteplici e non serve nemmeno ricordarli per evitare di rigirare il coltello nella piaga. Solidarietà e coesione sono vocabili quasi sconosciuti in città. E chi l’ama è costretto a pagarne il prezzo.

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