venerdì 14 luglio 2017

Nella questione immigrazione l'Europa rischia la sua stessa identità. L'europarlamentare Elly Schlein a Gradisca d'Isonzo.

Dopo un sopralluogo al Cara di Gradisca d'Isonzo, Elly Schlein (Possibile) ha spiegato al pubblico la situazione europea relativamente alla riforma del regolamento Dublino. La generalizzata virata a destra dei governi nazionali va in direzione opposta agli ideali dei fondatori del progetto dell'Europa unita.


di Martina Luciani


Sono stata invitata, in qualità di coordinatore del circolo tematico VerdeRosso di Sinistra Italiana, a descrivere la situazione goriziana dell'immigrazione e dell'accoglienza durante l'incontro, svoltosi ieri sera a Gradisca, su iniziativa del comitato di Gorizia di Possibile, con l'europarlamentare Elly Schlein.
Schlein, dopo aver effettuato una visita al Cara ( in anteprima, il numero degli ospiti è cresciuto ancora, raggiungendo le 524 unità) ha delineato l'orizzonte operativo sul fronte europeo dell'immigrazione, tra le resistenze nazionali, le retoriche xenofobe vendute un tanto al chilo ai cittadini che annaspano nella crisi economica e sociale, il permanere della contraddizione tra politiche che assecondano interessi economici enormi e la necessità di produrre a brevissimo termine risposte umanitarie, l'ipocrisia di esternalizzare il problema oltre i confini e non importa se ciò viene realizzato in Paesi  dove i diritti umani sono sistematicamente calpestati.
Caso emblematico è la Libia. E l'Egitto.
" Mentre chiediamo verità per Giulio Regeni, cittadino europeo, consideriamo l'Egitto come partner per gestire la questione migratoria? Per rimandare proprio là i profughi? E' molto preoccupante l'iniziativa della commissione Esteri del Senato."
Non ha dubbi Elly Schlein: finchè non ci sarà piena luce sull'assassinio di Regeni non si può far tornare l'ambasciatore italiano in Egitto, tantomeno se il riavvicinamento, descritto come rasserenamento delle relazioni bilaterali,  sia dettato dalla necessità di partenariato in materia di immigrazione

La situazione italiana:  l'approccio perennemente emergenziale del nostro Paese deve essere superato. Certo, gestire in emergenza è più comodo, consente affidamenti diretti e giustifica l'assenza di un sistema di controllo approfondito. E più comodo anche focalizzare l'attenzione pubblica su questioni come quella delle ONG,  distogliendoci dal prendere atto del fallimento delle azioni politiche, europee e nazionali, inclusa la chiusura della rotta balcanica ( che chiusa non è grazie alla " dichiarazione congiunta" con la Turchia, giuridicamente priva del valore di accordo internazionale per il mancato intervento del Parlamento europeo).

 " L'accoglienza diffusa - ha ribadito Schlein - è l'unica praticabile con successo sul medio e lungo periodo: richiede piena trasparenza, rendicontazione, sostegno alle buone pratiche. Quando questo meccanismo viene attuato dai territori, nei Comuni italiani, si dimostra capace di rimettere in moto l'economia locale e di attivare opportunità di occupazione."
Certamente questo approccio non è quello scelto da Gorizia. Una città che vanta una storia millenaria ma nonostante questa ( presumibile) esperienza e radicata identità civile si incapriccia sulla presenza della commissione territoriale per il riconoscimento delle richieste di asilo e si scompensa persino sul piano socio culturale a causa della presenza di poche centinaia di persone.

Mi sono permessa di avanzare un suggerimento alla parlamentare europea: da Bruxelles andrebbe promossa e sostenuta un'azione approfondita e sistematica di integrazione culturale dei cittadini rispetto gli ideali europei e l'ineludibile prospettiva multietnica e interculturale del nostro continente. E questo parallelamente al lavoro sull'attuazione dell'accoglienza e sull'integrazione dei migranti, profughi politici o climatici che siano.  Altrimenti continueremo ad innalzare muri e reticolati e a mummificarci, parafrasando  Claudio Magris, in una società endogamica e gozzuta di consanguinei dove riconosciamo come simili solo quelli che bestemmiano nel nostro stesso dialetto. Se il sindaco di Gorizia, alcuni giorni fa, ha spiegato alla commissaria UE Violeta Bulc cosa non vuole, cosa non si deve fare e quanto lontano bisogna respingere un fenomeno su cui la politica xenofoba alimenta paure e ostilità, bisogna anche spiegare ai cittadini che lo stesso fenomeno è l'altra faccia della globalizzazione, che ci siamo accorti clamorosamente in ritardo delle sue proporzioni e che o ci si salva tutti insieme o alla fine non si salverà nessuno.



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