venerdì 22 dicembre 2017

Emergenza profughi. Geografia goriziana della prima accoglienza: da ieri attivi a pieno regime solo dormitorio Faidutti e tendone. Uno sforzo enorme perchè la consistenza degli arrivi è immutata.

Ieri sera, la sala del centro ascolto di Caritas ha finalmente cessato la sua funzione di rifugio di emergenza. Tutte le persone accolte provvisoriamente sono state inviate al tendone o al dormitorio Faidutti.



di Martina Luciani

La chiusura di questa estrema forma di accoglienza, coordinata non senza fatica da Caritas e dai volontari, è stata possibile perchè la Prefettura, dopo numerose sollecitazioni al Ministero degli Interni, ha operato una serie di trasferimenti dei richiedenti asilo tra le diverse sedi "governative" liberando posti nelle strutture cosiddette "di primo livello".
Anche per questa volta, il bilancio dell'accoglienza parallela agli accessi istituzionali, sostenuta da Diocesi, Caritas, associazioni e volontari, per un verso ha assicurato che nessuno fosse costretto a dormire all'aperto e per l'altro ha ulteriormente dimostrato che le dinamiche degli arrivi a Gorizia erano completamente slegate dall'esistenza di un sito come galleria Bombi.

Un calcolo, grossolano ma non irreale, porta a ritenere che circa 3000 richiedenti asilo nel corso di quest'anno siano giunti a Gorizia. Di questo bisogna prendere atto, inutile commentare o perdere energia in discorsi di fantapolitica: il sistema di accoglienza locale deve essere calibrato su queste cifre. L'unica alternativa sono i cavalli di Frisia lungo il perimetro comunale: che mi pare uno scenario apocalittico e retrodatato storicamente, giuridicamente e socialmente. 

Ulteriore evidenza di questa ennesima, dura prova di resistenza alla crisi del sistema gestionale istituzionale: le problematiche e le lungaggini di alcuni adempimenti burocratici potrebbero essere risolte individuando, a livello nazionale e con criteri specifici e condivisi, modalità più semplici e rapide, ad esempio,  per il rinnovo dei permessi di soggiorno e per gli adempimenti che possano dare opportunità di inserimento e lavoro, in Italia e in Europa.

Tutte le persone dotate di buon senso, in vario modo impegnate nella cronica emergenza, si chiedono cosa accadrà stanotte, e nelle prossime notti (inclusa la notte più accogliente dell'anno, cioè la Vigilia di Natale)  se nuovi profughi arrivati a Gorizia non riuscissero a trovare riparo nelle sedi ufficiali o non governative: un mero esercizio di solidarietà umana o un concreto problema istituzionale, in primis del Comune? C'è un luogo istituzionalmente attrezzato per dare immediato rifugio a chi, cittadino italiano o migrante, si ritrovi per strada nel cuore dell'inverno? NO.





giovedì 7 dicembre 2017

LA RETE GAS DEL PORDENONESE SU RICHIEDENTI ASILO. LETTERA ALLA PREFETTURA: IMPRESCINDIBILE LA SOLIDARIETA' VERSO GLI ESSERI UMANI



La Rete di Gruppi di Acquisto Solidali della provincia di Pordenone, rappresentando circa 600 famiglie, ha scritto al Prefetto di Pordenone, Maria Rosaria Laganà: ha espresso  la preoccupazione per la violazione dei diritti umani, disagio per la distanza dimostrata delle istituzioni di fronte alle condizioni dei migranti ed ha comunicato  inoltre il proprio impegno a svolgere una attiva opera di solidarietà in appoggio alle associazioni di volontariato già operanti nei confronti dei profughi sul territorio. Questa la lettera.







Le scriviamo in quanto appartenenti alla Rete di Gruppi di Acquisto Solidali della provincia di Pordenone: la nostra realtà è costituita da un insieme di famiglie che, attraverso una costante ricerca ed analisi dei produttori e dei metodi di produzione, esercita un consumo critico, privilegiando le eccellenze virtuose (possibilmente vicine geograficamente a noi) sia in termini di qualità che di impatto sociale.
Acquistiamo quindi, preferibilmente, da coloro i quali esercitano e garantiscono il rispetto non solo dell'ambiente e del territorio, ma anche della dignità dei loro collaboratori, garantendo giusti compensi e trattamenti lavorativi equi, nonché lavorando ove possibile nell'inclusione sociale di soggetti svantaggiati.
L'attenzione che da sempre poniamo su questi temi ci porta a rivolgere uno sguardo critico su molti temi sociali, e ad affrontarli con il medesimo spirito: informarci, capire e decidere come agire collettivamente.

Siamo largamente insoddisfatti di quanto emerge dal racconto pubblico della nostra comunità, siamo turbati dal fatto che vengano insistentemente rigettate soluzioni di buon senso che potrebbero almeno arginare l'emergenza (come il dormitorio), abbiamo l'impressione che i diritti fondamentali delle persone non siano rispettati e viviamo con grande disagio la distanza dimostrata delle istituzioni deputate nel rispondere alle istanze delle organizzazioni di volontariato e di singoli cittadini volonterosi. Possiamo testimoniare che quanti tra noi si sono proposti di dare una mano per garantire l'imprescindibile solidarietà verso altri esseri umani in evidente situazione di bisogno si sono sentiti chiaramente disincentivare oppure sono stati disorientati nella loro legittima ricerca di informazioni su come essere d'aiuto.
Per questo ci siamo mobilitati nei nostri gruppi locali e attraverso le nostre reti territoriali, cercando di conoscere in profondità l'emergenza e capire come possiamo essere di stimolo e di supporto alla comunità a cui apparteniamo in questi tempi difficili.
Auspichiamo che i richiedenti asilo non siano trattati, a seconda delle stagioni, come un'emergenza da delegare alle Parrocchie (quando fa freddo) oppure come un ostacolo al decoro urbano da delegare alla Polizia (quando fa caldo).